Verde Cortina Book

Venticinque anni. Tanti ne sono passati dal crollo del Muro di Berlino. In questo arco di tempo è cambiato tutto. Non c’è più il comunismo, l’Europa si è allargata a Est, i divari economici tra i due polmoni comunitari vanno progressivamente riducendosi e i cittadini dei paesi membri, ormai 28, possono circolare liberamente sul territorio dell’Unione europea. Una rivoluzione, rispetto a quanto accadeva durante la Guerra fredda. Gli europei furono separati. Tutto così rimase fino al 1989, l’anno in cui scoppiò la rivoluzione «improvvisa» che pose fine al sistema del socialismo realizzato, garantendo le premesse per l’altra rivoluzione: quella «lunga» che s’è andata spalmando nel quarto di secolo appena trascorso. Lubecca, Germania. Trieste, Italia. Sono il punto più a nord e quello più a sud della «cortina di ferro», il crinale che al tempo della Guerra fredda tagliava in due l’Europa, separando l’Ovest dall’Est.
Lungo questo tracciato, che si snoda per circa 2000 chilometri, sorgevano reticolati, dogane e torri d’avvistamento. C’erano gendarmi, armati, che sorvegliavano il confine. Oggi, a cavallo tra confini spazzati via dalla Storia (quello tra le due Germanie) e altri che resistono, ma sono divenuti aperti, c’è una spina dorsale di parchi, riserve e aree protette. Una «cortina verde».
L’origine di questa striscia ecologica risiede nel fatto che nel corso della Guerra fredda nessuno costruiva, lungo la frontiera. Né da una parte, né dall’altra. C’era una sorta di terra di nessuno, profonda qualche chilometro, che fungeva da cuscinetto psicologico tra paesi e sistemi rivali. È così che la natura, essendo la mano dell’uomo impegnata altrove, ha potuto prosperare, dando vita a uno dei più suggestivi paradossi dell’Europa: la nascita involontaria di un’oasi ecologica, sviluppatasi in anni di serrato confronto politico, sociale, economico, culturale e militare.